Taggare, postare, googlare e la terminologia del web

Il significato di taggare, postare, bannare, googlare oggi è chiaro a molte persone. Pochi anni fa non era affatto così. La rivoluzione digitale ha influito moltissimo sul vocabolario che utilizziamo tutti i giorni. La terminologia quotidiana è cambiata radicalmente. La lingua è come un organismo vivente e non è mai stato più attivo di così.

Come è cambiato il nostro dizionario negli ultimi anni?

È vietato postare o twittare selfie e taggare i membri di questa community. Il rischio di essere bannati è veramente alto

Due anni e mezzo fa scrivevo:

non voglio scomodare la buon’anima dei nonni, basta infatti pensare di rivolgere questa frase a mia madre o ad alcuni amici poco abituati al mondo del web per sapere che faccia farebbero.

Beh, non direi che è tutto uguale oggi. Qualcosa è cambiato. Per qualcuno, i nuovi termini entrati nel dizionario fanno parte del linguaggio comune ormai. Per i più testoni, invece, niente da fare.

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In realtà, senza esagerare, i termini del mio esempio iniziale (palesemente inventato) sono entrati di diritto nel nostro vocabolario personale quotidiano. Alcuni di questi hanno trovato spazio anche tra le pagine dei dizionari cartacei e non.

Nel 2017 il termine Emoj fa ingresso nello Zingarelli e basti pensare che nello stesso anno vi è entrato di diritto il termine Erasmus, dopo molto più tempo di utilizzo. Questo per capire come quella relativa al web sia una chiara rivoluzione velocissima anche dal punto di vista linguistico.

Taggare, postare, googlare: chi non lo fa tutti i giorni?

Taggare, selfie, postare, twittare, googlare, bannare, sono solo alcuni degli ultimi termini ad essere stati sdoganati e che hanno trovato posto nei vari Zingarelli o Garzanti.

Taggare significato

Cosa vuol dire taggare?

Riporto un esempio dal dizionario online Garzanti, che per il termine taggare trova due ambiti di significato:

1. segnare con una tag, con una firma

2. (inform.) contrassegnare, codificare con tag | (Internet) nei social network, segnalare che in una foto, un video ecc. è presente un utente.

Etimologia: ← deriv. di tag.

Naturalmente l’origine del termine non è italiana. Il significato di taggare deriva dall’inglese. E  ha origini germaniche e scandinave.

estratto da etymonline.com

Come si evince chiaramente dalla definizione sopra riportata, ‘il significato di “etichetta” risale al 1835′. E nel web, soprattutto per chi gestisce siti o blog subito corre alla mente l’organizzazione tassonomica. I tag infatti sono fondamentalmente archivi tramite cui organizzare meglio i contenuti per chi scrive e chi legge. Tutti coloro che fanno blogging sanno che vanno usati con parsimonia.

Oggi il termine, che viene usato molto più di qualche anno fa, si riferisce principalmente (e grazie ai social network) all’atto di coinvolgere qualcuno indicando la sua presenza in una foto o in un post. E la parsimonia si è andata a far benedire. Taggare, mettere un tag, è un’azione reale e concreta. Pura pragmatica insomma per gli amanti della linguistica!

Significato di bannare

Bannare, significato: (Internet) togliere a un utente che non ha rispettato le regole l’autorizzazione ad accedere a una sezione di un sito, un forum, una chat ecc.: bannare un provocatore [da Garzanti].

Etimologia: ← deriv. dell’ingl. to ban ‘bandire’.

Un termine della prima era Internet. Quella di bannare utenti è sempre esistita come pratica, da quando esistono i forum online. Deriva dall’inglese ed è un neologismo forse inutile perché bandire rendeva benissimo l’idea.

Oggigiorno bannare richiama immediatamente alla mente il mondo di Internet, mentre bandire può avere molteplici significati. Al tempo quindi il compito di determinare l’utilità dei numerosi neologismi nati recentemente. La settorializzazione di certe espressioni tenderà a salvarli, quantomeno per la nicchia di appartenenza.

Qui la questione è che Internet non è più una nicchia, ma quasi una realtà parallela. Però questo è un altro discorso.

Altri esempi entrati nel dizionario

Lo Zingarelli 2015 ospita finalmente il selfie definendolo come “foto scattata a sè stessi o in gruppo tramite smartphone o webcam”.

E ancora, per notare la spaccatura tra le generazioni a cavallo di questi millenni, ti faccio notare che un bel po’ di gente ancora oggi cerca sul web: cosa vuol dire postare? Oppure, ‘postare significato’.

Postare vuol dire pubblicare qualcosa online e deriva dal verbo inglese to post, letteralmente «mettere nella posta, imbucare»

Treccani come neologismo del 2008 lo definisce così::

Affiggere, impostare un messaggio in un blog o in un sito di discussione della rete telematica.

E nel 2013 si allinea allo Zingarelli (2008)

Inviare un post in internet.

La cosa interessante qui non sono le sfumature di significato, che onestamente forse sono meglio espresse nella prima voce, ma la pioggia di neologismi che probabilmente mai come in questo periodo hanno colpito l’Italiano come una valanga.

Prestiti e neologismi

Quindi, da dove escono fuori tutti questi termini???

I prestiti dall’inglese e i neologismi fioccano, come già accennato, quando si parla di mondo digitale e di tecnologia. Una percentuale altissima di parole del web hanno questa natura.

Cos’è un prestito?

Il prestito è una parola, una locuzione o una costruzione sintattica di una lingua straniera che entra nel lessico di un’altra lingua. In italiano, il 75% dei prestiti riguarda linguaggi tecnico-specialistici e tra questi, gli anglismi (o inglesismi) sono la maggioranza.

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Download, emòticon, host, account, script, query, network, social network, spider, cloud, browser…e potrei continuare per molto. Insomma, molti dei termini che utilizziamo tutti i giorni per parlare di internet sono dei prestiti dall’inglese o “declinazioni” e “adattamenti” degli stessi.

Cos’è un neologismo?

Di neologismi è stra-colmo il linguaggio informale degli “addetti ai lavori” del webDi neologismi se ne inventano veramente molti all’anno, poi solo alcuni restano in uso ed entrano nei dizionari della lingua comune. Riflettici mentre scrollate l’articolo, magari alla ricerca di un contenuto da linkare. Verbi denominali e deaggettivali in continua espansione, ovunque. Prendi un anglismo non ancora adattato, ma magari molto utilizzato in una nicchia, aggiungi la desinenza –are e la magia, o l’orrore, è fatto: hai adattato all’italiano comune un termine proveniente da oltre manica.

Il numero maggiore di esempi o: vviamente riguardano il digitale, il marketing, i social media. Bloggare, il già citato postare, crashare, hackerare e compagnia bella.

Una parentesi sullo stile linguistico del web

Le nuove tecnologie uccidono la creatività. L’ho sentito dire. Internet è il suicidio della grammatica italiana. Ho sentito dire anche questo e forse ci credo pure un po’. La comunicazione del web è piatta e inespressiva. Ok, su questo non sono affatto d’accordo.

Il linguaggio del web è contraddistinto dall’ipermedialità dei contenuti: iconici, audiovisivi, testuali. La ricchezza del linguaggio online può essere sostenuta dall’intreccio di tali contenuti. Le potenzialità della comunicazione web, del linguaggio multimediale, sono teoricamente infinite, a seconda del mittente del messaggio ovviamente. I mutamenti repentini del mondo di Internet (non è che non ci saranno un web 3.0 e poi un web 4.0 e poi un web 5.0 eh…) restituiscono ogni volta degli strumenti nuovi o almeno rinnovati e la mente creativa può solo andare a nozze con queste potentissime materie grezze.

L’importante è riconoscere i contesti d’uso e gli ambiti comunicativi. Se nella mia mail tra colleghi nessuno si scandalizza all’utilizzo di termini come crashare o di obbrobri come skillato, c’è da fare attenzione in altri casi.

Pena, apparire un po’ sfigati. Che è proprio Italiano.