Come scrivere un’intervista

L’intervista non è solo uno strumento editoriale. È un documento di approfondimento, di indagine. Può essere molto interessante e per diversi motivi. L’intervistato magari ha una peculiarità, una storia, un punto di vista non banale e vicino al tuo o può avere una prospettiva alternativa e completamente distante. Magari è una persona che merita più attenzione di quella che riceve o rappresenta un “esempio chiave” per poter sostenere un discorso. E poi i dialoghi sono affascinanti, purché si sappia come scrivere un’intervista. Il confronto, ad ogni modo può essere sempre utile. Vero?

No. Difatti l’intervista non è una chiacchierata, ma deve essere scritta con una tecnica comunicativa ben precisa.

Scrivere un’intervista

Chiariamo immediatamente un punto. A meno che non servano cospicui interventi per contestualizzare le parole dell’intervistato, la forma che preferisco è anche quella più diffusa per la trascrizione delle interviste. Parlo della forma diretta. Domande e risposte. La forma del dialogo diretto permette di rendere ben chiaro lo scambio di battute e aumenta il dinamismo del testo scritto, come nel caso dell’intervista al santone dello svapo che trovi su questo blog. E anche se accennerò a come condurre l’intervista, in realtà sto parlando di come scrivere un’intervista, che è praticamente il processo di raffinazione delle centinaia di parole spese nella conversazione.

L’introduzione

Prima dell’intervista vera e propria bisogna scrivere un’introduzione.

Un’introduzione, se ben fatta, permette di avere delle risposte alle ormai famigerate wh- questions.

Come scrivere un'intervista, asocialman

  • Who: chi è la persona che si sta per intervistare. Le presentazioni.
  • Why: perché si è deciso di fargli l’intervista. Cosa ci ha spinto a rincorrere questo/a tizio/a?
  • Where: dove avviene l’intervista. Il contesto immerge il lettore e lo porta accanto a noi.
  • When: quando avviene l’intervista. Può anche essere un pretesto per accennare a qualcosa che è appena avvenuto o sta per accadere, che sia pur sempre rilevante per i nostri fini.

L’ultimo punto, nel caso di interviste a distanza lascia un po’ il tempo che trova, mentre è sempre importante utilizzare un riferimento temporale.

  • What: una sorta di sintesi dell’intervista o quantomeno un accenno all’oggetto principale della discussione

Questo punto è sempre più utilizzato, anche nel giornalismo “ufficiale” perché permette al lettore di farsi un’idea, in poche righe, di ciò che lo aspetterà nella lettura.

Fare un’intervista: attacco, sviluppo e chiusura

Intervallare le domande con una riflessione, una nota, un’espressione utile può essere una buona idea soprattutto nella prima parte dell’intervista, l’attacco. Tutti sappiamo come l’incipit sia essenziale, come un titolo o un inizio (vale anche per i libri e per i film secondo alcuni) sia capace di convincere o scoraggiare. Proprio per questo, un’idea può essere quella di sovvertire l’ordine delle domande.

come scrivere un'intervista, asocialmanGià, se infatti nello scambio reale di domande e risposte con l’intervistato (soprattutto nel caso si tratti di uno sconosciuto) l’ideale sarebbe partire in maniera soft, testando il terreno e senza esagerare, cosa è meglio di una bella domanda spiazzante per aprire invece l’intervista trascritta? Cattura il lettore con lo humor, una provocazione o un’intuizione brillante.

Detto ciò, per quanto riguarda il resto delle domande c’è da essere più attenti. La lettura risulta piacevole solo se c’è una coerenza nel tutto, una fluidità di fondo. Le domande devono seguire le precedenti con un criterio. A tal proposito, vi sono due strade, non per forza divergenti:

  1. focus – il tema intorno a cui deve girare l’intervista. Al centro del pezzo, il suo cuore. Orienta come un capitano la rotta senza andare “fuori traccia”. Mai.
  2. random – le parole e le riflessioni di ogni risposta provocano la domanda successiva. Un’intervista perfetta secondo me segue il focus e asseconda la naturalezza del dialogo che vien fuori da ogni singola domanda con la sua risposta.

Quando un’intervista è scorrevole, si giunge alla fine del discorso senza quasi rendersene conto. Tutti i punti sono stati toccati e quando stanno per terminare i quesiti si può pensare di concludere con un colpo di coda, una domanda piccante, uno sfottò, una promessa. Sempre in maniera breve e concisa senza spazio per troppe divagazioni, quando si è alla fine.

Come scrivere un’intervista: l’infografica

Esistono, oltre a ciò di cui ho già parlato, numerosi accorgimenti che sarebbe meglio tenere a mente quando intervisti il tuo interlocutore.

Prendi nota di questa lista di comandamenti se vuoi sapere bene come scrivere un’intervista senza cadere in errori da principiante.

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  1. Non omologare lo stile dell’intervistato al tuo.
  2. Non farti guidare. Sei tu che conduci.
  3. Non censurare. L’intervista è un’opportunità di espressione.
  4. Non inserire giudizi a posteriori.
  5. Non perdere di vista il filo del discorso.
  6. Non fare addormentare la conversazione.
  7. Non essere pressante, potresti inibire l’intervistato.
  8. Non avere fretta.
  9. Non sottovalutare chi risponde alle tue domande.
  10. Non fare sparire il tono delle vostre parole.

Devi per forza essere fedele?

L’intervista è il protagonista del post, dell’articolo. È tutto il succo, e deve essere ben condita.

Non è chiaro a parecchie persone, ma essere fedele non vuol dire riportare anche la tosse o gli errori ortografici. La fedeltà risiede nel riportare esattamente le intenzioni comunicative dell’intervistato. L’intervista spesso si ricostruisce a posteriori sulla base delle parole di persone che molto raramente sono esperte di comunicazione. Ricordalo. Prima ad esempio accennavo alla libertà di poter sovvertire l’ordine delle domande. Sembra una bazzecola eppure può cambiare la percezione del tuo lettore.

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L’assenza di competenze esperte a livello comunicativo, richiede la mediazione dell’intervistatore. La tua presenza. Devi dimostrare la tua bravura già nella costruzione dell’intervista, la quale deve essere sviluppata con l’intento di rendere accessibile al lettore il sapere del destinatario delle domande. Devi mettere l’intervistato nella condizione di dire ciò che è fondamentale che dica (e non si parla di opinioni condizionate, ovviamente). Devi estrarre l’essenza del tuo intervistato solo con le tue domande. Sei tu che scegliendo come scrivere un’intervista le dai forma e orienti le riflessioni del tuo interlocutore verso i temi che vuoi siano affrontati.

In ultimo non dimenticare che il fatto di sottoporre l’intervista ad un “personaggio” non fa di te un subalterno. La visibilità che vien fuori dall’intervista fa bene a te e anche al tuo intervistato che ha deciso di concederti il suo tempo, conscio di avere una finestra a disposizione. La dinamica dello scambio è fondamentale, a livello umano e a livello letterale. Insomma, mica è una passeggiata?

Io ho appena ottenuto l’ok da un vecchio amico vignettista, la mia prossima intervista sul blog sarà a Mario Natangelo. Non oso immaginare cosa possa venir fuori…anche perché a domanda ha risposto: “Abbello, faccio tutto quello che mi dici tu quando vuoi tu come vuoi tu“.