Oggi a Napoli è festa patronale, San Gennaro. E quando è festa io lavoro. Faccio i miei secondi e terzi lavori, un poliedrico asociale non può mica avere un solo lavoro. Quindi, come dicevo, lavoro e come è giusto che sia mi faccio pagare. Come qualcuno saprà, nonostante non sia la mia occupazione principale sono anche un traduttore freelance e come già accennato, molto spesso occupo parte del mio tempo libero lavorando su testi o sulla localizzazione di siti web. Di conseguenza, immaginerai che ne vedo e ne sento di tutti i colori. Se hai studiato traduzione, sai a cosa mi riferisco. Probabilmente se sei un traduttore professionista le mie riflessioni per te avranno un gusto già conosciuto e un po’ amaro. Insomma io oggi traduco, ma la gente lo sa quanto costa una traduzione?
Cominciamo da una premessa. Non siamo unici e non siamo dei poveri tapini disadattati. La sorte del traduttore, così come di moltissime professioni del web ad esempio, è condivisa. Non sarà un mezzo gaudio, ma almeno non siamo soli! Insomma, il punto è che la gente non apprezza a dovere la maggior parte delle professionalità (ho amici avvocati, architetti, webwriter, tecnici del computer, artigiani etc pronti a confermarlo). Il primo pensiero di moltissimi clienti è il risparmio.
La percezione del professionista, influenzata inevitabilmente dal suo grado di riconoscimento a livello nazionale (l’albo di questo, l’albo di quello…certo servono a poco a detta di parecchi iscritti, ma conferiscono autorevolezza e tutelano), dipende molto dal professionista stesso e dalla reputazione che egli riesce a costruire. Quindi prima del prezzo, viene la percezione di sé stessi che si riesce a trasmettere ai potenziali clienti. Fai sentire la tua voce.
Perché il cliente pippotopolino chiama qualcun altro e non te?
Detto ciò, non vuol dire che se sei bravo a mantenere una reputation rispettabile e autorevole meriti di essere pagato di più degli altri. Solo che probabilmente ti riuscirà più facile farlo. Qui però non parlerò di personal branding o di brand reputation. D’altra parte non sta scritto da nessuna parte che un traduttore debba essere un professionista dell‘ immagine o un esperto di web o di comunicazione. Anche se magari un’infarinatura non farebbe male a nessun professionista….soprattutto per quanto riguarda la comunicazione. Mettici pure che io sono sempre stato un tifoso dell’accademia, un amante della ricerca. Uno che ha studiato per il piacere di studiare! Esiste la via della professionalità istituzionalizzata insomma. E perde, ahimè, sempre più quota.
Capisci ora che intendevano quando dicevano che dovevamo abituarci ad essere flessibili?
Voglio solo fare una parentesi basata sulla mia esperienza.
Tutte le proposte di lavoro che mi sono giunte nell’ultimo anno, sono venute fuori o tramite questo blog e il suo form dei contatti o tramite colleghi, agenzie, aziende con cui sono entrato in contatto sul web. Gente che ha trovato il mio nome in internet. Su LinkedIn, Facebook, Twitter. Conoscenti di conoscenti. Se sei attivo la gente ti percepisce come attivo. Altrimenti per molti sei spento. OFF. Non parlo di protagonismo, parlo di fare networking.
Per carità, soprattutto in ambito traduttivo poi alla fine mi sono sempre occupato di localizzazione di siti web. Scommetto che per le traduzioni editoriali o giurate le strade siano altre. Fatto sta che al mio desiderio di intraprendere un dottorato di ricerca post-lauream per accedere alla carriera accademica, la risposta (accademica) che mi ha salvato la vita – o me l’ha rovinata? – è stata: non serve a un cazzo.
Come stabilire quanto costa una traduzione?
Passiamo al motivo per cui ho scritto questo post. Quanto costa una traduzione.
Non è una provocazione, ma proprio un desiderio di trasmettere un minimo di esperienza a chi sta in alto mare. Sei un traduttore, ti propongono un lavoro e se non sai neanche come rispondere va a finire in un solo modo: chiamano un altro.
Avere dei punti di riferimento per “fare il proprio prezzo” è fondamentale per un professionista freelance, che navighi in un regime fiscale a partita IVA o senza.
Senza giri di parole. Il costo della prestazione dipende dal livello di qualità del servizio offerto, dalla quantità di lavoro da svolgere, dalla difficoltà (e quindi la preparazione specifica richiesta) e per qualcuno dal tempo impiegato a portarlo a termine.
Qualità e tempo
Prima una parentesi sul tempo. Per questione di precisione e correttezza, nelle traduzioni si tende a non considerare il tempo come punto di riferimento. C’è da quantificare il lavoro e dare risposte precise: tot cartelle ENG-ITA? Allora costa così. Tot parole ITA-SPA? Allora la cifra è questa. Il tempo impiegato è soggettivo e imponderabile. D’altra parte, se conosci bene il tuo modo di lavorare, puoi anche soddisfare la tua voglia di tariffa temporale cercando di far coincidere le due cose. Se tradurre due pagine da 260 parole l’una ti richiede 2 ore e non vuoi guadagnare meno di 20 euro all’ora: 20/260: 0,0769. Chiedi 8 cent a parola e accontenti tutti.
Io sono un precisino e quindi, a mio discapito, non mi soffermo troppo sul tempo trascorso su un termine o su un passaggio particolarmente ostico. Ad ogni modo, qualità e tempo sono due argomenti legati tra loro. E nel caso di traduzioni “urgenti”, quando lo stress aumenta a dismisura, la parcella dovrebbe fare altrettanto.
Quindi, archiviato il tempo. Presumendo che la qualità del tuo lavoro (cessso-basso-medio-alto) tu l’abbia già stabilita confrontandoti con l’esperienza, io ragionerò in termini di qualità medio-alta e di tariffa proporzionata. E ricorda che la qualità del tuo lavoro dipende sì dall’esperienza e dai tuoi lavori pregressi, ma anche dal tuo grado di formazione. Nel computo entra il tempo dedicato a studiare (sei laureato? hai seguito corsi di formazione?), gli strumenti che utilizzi (CAT tools, dizionari, TM, etc.), la tua voglia di imparare, i tuoi libri, i corsi e i seminari. Insomma, la vita dedicata a imparare il tuo lavoro. Perciò esso non va mortificato.
Quantità
La quantità del lavoro di traduzione si misura, come già accennato, in parole o cartelle. Questi i miei due metodi per quantificare il lavoro che mi viene offerto.
La cartella è l’unità di misura preferita da molti, ma con l’era digitale crea una difficoltà: cambi l’impaginazione o il carattere e la media delle battute a pagina salta. Ad ogni modo si tende a considerare cartelle di 1500, 1800 e 2000 battute (spazi inclusi). Io preferisco stare nel mezzo e quando quantifico il lavoro “a cartella” mi attesto su quelle da 1800 battute. 1800 battute corrispondono a circa 250/280 parole e quindi così i miei esempi coincidono. Ciò vuol dire che se fissi il tuo prezzo a 25 euro per cartella editoriale, ti stai facendo pagare una media di 10 cent a parola.
Non dimenticare, che anche se non è esplicitato e non è dovuto, i clienti vorrebbero che il prezzo fosse ritoccato in caso di collaborazioni prolungate o “lavori grossi”. Tocca solo a te decidere.
Difficoltà
Ultimo punto, la difficoltà. La traduzione di un testo divulgativo o giornalistico non richiede conoscenze specializzate richieste nel caso della traduzione di un testo tecnico, come può essere un manuale di meccanica, un trattato sulla viticoltura o un saggio sulla neuro-linguistica. Voglio essere sintetico e leggibile e quindi riassumo il discorso alla pratica dicendo che mediamente, per traduzioni del genere, la tariffa va aumentata del 50%. Semplice, no? Sì, vaglielo a dire al cliente!
Il minimo sindacale
Parlo ai traduttori freelance come me, nelle agenzie succede di tutto e di più. Per il cliente cambia poco, il prezzo è simile, solo che in un caso va tutto al traduttore, nell’altro invece a quest’ultimo gli arriva la metà.
Praticamente quanto costa una traduzione lo decidi tu. C’è un punto su cui sono molto fermo e duro. E questo vale per tutti i professionisti in tutti gli ambiti: non venire a rovinarci la reputazione e il mercato. Non svendere il tuo lavoro perché ci andiamo di mezzo tutti quanti.
In base a esperienze di anni (e a lotte decennali di lavoratori, aggiungerei) si è cercato di stabilire una soglia economica sotto la quale il lavoro si trasforma in sfruttamento! Sì, hai capito bene, c’è gente che non abbassa la qualità del lavoro del traduttore, lo rende penoso! Da sfruttamento.
Premesso che il tariffometro di Turner che trovi in fondo all’articolo nel link rende benissimo l’idea, volevo solo sintetizzare che, anche grazie a realtà come l’AITI o le altre associazioni, oggi possiamo dire che farsi pagare meno di 20 euro a cartella non dovrebbe corrispondere a un lavoro professionale.
Questo è un punto difficile e dolente, perché le tariffe variano anche solo in base alla posizione geografica e, guarda caso, al sud per essere competitivi in media ci si fa pagare meno dello standard. Aggiungerei che ci sono persone disposte a tradurre per UN CENTESIMO A PAROLA. Per sottolineare ancora di “che cifre stiamo parlando”, quantificando “a parola” e sempre secondo il tariffometro di Turner, si può dire che chiedere meno di 6/7 cent (a seconda di traduzioni verso la lingua madre o verso lingue straniere) deve corrispondere per forza di cose a una qualità che lui definisce “WC” (sempre in base al rapporto Cliente-Traduttore). E tu non vuoi produrre un cesso di traduzione, vero?
Una traduzione professionale di qualità medio-alta non può costare meno di 20/25 euro a cartella. Senza entrare nei dettagli delle parole, delle righe e tutto il resto. Per un freelance professionista questo dovrebbe essere un punto fermo.
Le tasse da pagare
Tasto dolente, lo so. Nel calcolare quanto costa una traduzione devi tenere conto della percentuale di tasse da versare allo Stato. Ti indico brevemente un po’ di informazioni.
Se non hai la partita IVA potrai fatturare un massimo di 5000 euro l’anno e non potrai lavorare per più di 30 giorni per lo stesso committente. Rispettati questi parametri, il tuo lavoro rientra nella categoria delle prestazioni occasionali. Puoi (devi) produrre una fattura, una ricevuta che include i dati fiscali e le cifre pattuite, conosciuta come ritenuta d’acconto. Si trovano decine di fac-simile in rete, io suggerisco queste molto carine prodotte da Webhouse.
Preciso che, se lavori per un’azienda (sostituto d’imposta) devi produrre la ricevuta con ritenuta d’acconto, se lavori per un privato che non può essere considerato sostituto d’imposta produrrai invece una ricevuta senza ritenuta. La ritenuta a tutt’oggi è del 20% e se la cifra lorda supera i 77,47 euro, la ricevuta va accompagnata da una marca da bollo di 2 euro.
Entro febbraio dell’anno successivo l’azienda invia una certificazione che attesta i redditi percepiti e la somma della ritenuta versata. Questo documento è utile per fare la dichiarazione dei redditi.
Sì, devi fare la dichiarazione dei redditi 😀
Hai la partita IVA? Il web è stracolmo, grazie a Dio, di informazioni di ambito fiscale. Qui c’è un articolo su come mettersi in regola se si è traduttore o interprete.
In ultimo, per i traduttori editoriali esiste un regime fiscale ancora differente, ben spiegato nel sito del sindacato traduttori editoriali.
Perdonerai la concentrazione sull’argomento freelance e condividerai l’odio per le questioni commerciali/burocratiche. Il mio consiglio per non impazzire è chiedere una consulenza ad un commercialista. Ad ognuno il suo. Però non perdere la sezione “Altre risorse” alla fine dell’articolo!
Cavolo, un post che supera le 2000 parole!
Ecco. Ora spero che la prossima volta che qualcuno ti chiederà quanto costa una traduzione tu possa rispondere con un minimo di chiarezza, grazie a questo post.
Voglio concludere con una citazione di un professionista italiano della traduzione. Per evidenziare ciò a cui tengo di più. La professionalità e la precisione. La fatica e l’esperienza che puoi fare solo col lavoro e cogli anni.
Da un’intervista ad Andrea Di Gregorio:
[…] come spesso succede, si tende ad improvvisare. La traduzione fatta da un professionista è un lavoro serio e solo l’esperienza, il confronto, lo studio possono aiutare a fare bene questo mestiere. Se viene fatta con approssimazione, i rischi che si corrono sono tanti, sia nella traduzione letteraria, sia in quella tecnico-scientifica […]
Quindi, anche in questo caso la passione per il lavoro gioca un bel ruolo, non credi?
Altre risorse
• Le FAQ di Proz per il traduttore freelance
• Il famosissimo tariffometro di Turner
• Un thread su proz.com su “i primi passi da traduttore” focalizzato sui problemi fiscali
•La pagina dell’AITI dedicata alla professione con informazioni e documenti utili
Salve,
ho letto l’articolo e lo trovo molto interessante. Mi sorge però una domanda, per quanto riguarda le lingue asiatiche (cinese, giapponese, coreano, etc) quale sarebbe la tariffa diciamo standard da applicare? Io sto traducendo, come prima esperienza, dei volumi di un manga (JAP verso ITA ) e mi danno davvero una miseria (1€ a pagina). Giusto per curiosità quale sarebbe la tariffa per un principiante in questo settore?
Ciao Nicola, grazie per il commento.
Molto interessante la questione. Premetto che per quanto mi affascini la cultura nipponica e quella asiatica in generale, non sono affatto esperto. Tanto meno conosco il mercato che c’è dietro le traduzioni (da definire editoriali?) dei manga o dei fumetti in generale. Il confronto con colleghi “nella stessa barca” è il metro migliore per testare il terreno. Il tariffometro di Turner (se ha letto l’articolo capisce di cosa parlo) suggerisce, al 2012, per le traduzioni dal giapponese verso la nostra lingua madre una media di 59 euro a cartella. Nel caso di una cartella generosa da 250 parole, il tutto si tradurrebbe in una media di 25 cent a parola (sì le lingue asiatiche sono molto meno inflazionate di quelle europee). Quindi, secondo lui, a meno che le pagine dei manga non accolgano circa 4 parole l’una la tariffa è ovviamente bassa. D’altra parte ci era arrivato da solo. Ho però il sospetto che nel caso dei manga ci sia un “mondo a parte” . Sono laureato in linguistica e traduzione e quando mi offrivano i primi lavori, pur di “lavorare nel mio campo” avrei accettato di tutto. É esperienza, fa curriculum, gavetta. Quindi capisco la sua posizione. Se però ha la fortuna di potersi definire un professionista della traduzione dal giapponese, beh io cercherei di far valere, almeno nel tempo futuro, la mia sudata peculiarità. 🙂
Caro Ciro, trovo il tuo articolo interessante e molto preciso; ti ringrazio soprattutto per la diffusione del tariffometro.
La parte dell’articolo che più mi tocca, tuttavia, è quella legata al desiderio di una carriera accademica. Io ho esaudito il desiderio di frequentare un dottorato, ho terminato il percorso e ora mi trovo nuovamente a lottare con la flessibilità (ammetto di essere piuttosto rigido a riguardo). Ho deciso di fare esperienza (extra accademica) nell’ambito delle traduzioni e credo di rientrare tra i candidati perfetti per la fascia WC (guardando il lato positivo: da lì si può solo salire).
Continuerò a seguirti!
Mi rincuora e mi abbatte al contempo. Però Raoul, ho capito che se hai tenacia, voglia di lavorare e una buona mente il lavoro non ti mancherà. Che è lontano da dire che avremo ciò che meriteremmo, ma meglio di un WC. Sicuro. Ti aspetto.
Finger crossed!
Ciao Ciro,
Trovo il tuo articolo molto interessante, specialmente la parte del tariffometro. Mi trovo al mio primo anno da traduttrice freelance in lingue europee (inglese e spagnolo) e sono in fase di aggiornamento del mio listino prezzi. Secondo te, se parto da un minimo di 0.05 potrebbe sembrare un prezzo conveniente o forse ancora troppo alto? Tenendo in considerazione la mia poca esperienza? Ho fatto riferimento ai prezzi accessibili, ma comunque più elevati di agenzie che offrono servizi di traduzione come per esempio quell dell’Alfabeta http://www.alfabetastudio.it/agenzia-di-traduzione (0,08 – 0,010), Cesar http://www.caesar-es.com/listino_prezzi.asp (0,09 – 0,15) e anche quelli di Ibidem http://www.ibidem-traduzioni.com/prezzi.php (0,08 -0,12). Personalmente credo che 0,05 possa andare bene ma comunque mi farebbe piacere avere una tua opinione.
Grazie e buona giornata,
Emanuela
Ciao Emanuela. Direi che nella fase in cui ti trovi è un ottimo punto di partenza. Felice che tu non abbia neanche pensato di prestarti a trattamenti economici avvilenti (e molto inferiori, seppur diffusi). Poi, come ben sai, a volte le tariffe possono variare per lingua di destinazione o di origine e anche per rapporti con il cliente – continuativi o saltuari o una tantum – o altri motivi. Però sono sulla tua linea d’onda. 😉
Grazie Ciro!
Concordo con te e non trovo giusto che nuovi traduttori propongano certi prezzi.
Aspetto nuovi articoli 🙂
Emanuela
Ciao Ciro,
Io faccio traduzioni sopratutto d’arte e testi critici del settore. E’ molto specifico. E’ giusto chiedere 0,12 a parole sopratttuto quando hanno urgenze (meno di 24 ore)?
Grazie,
Valencia
Ciao Valencia. Come avrai capito dall’articolo io ritengo che l’urgenza implichi un aumento anche del 50%. Quindi a larghe linee direi di sì. Ma molto influiscono anche la lingua di partenza e quella di arrivo, il fatto che tu sia o meno madrelingua (sì, spesso i traduttori traducono verso una lingua differente dalla loro purtroppo) e quanto quel settore e quelle lingue siano ahimé inflazionati. Scusa per il ritardo nella risposta!
[…] quanto costa una traduzione e quindi quanto chiedere per una […]
Ciao Ciro,
Ho letto questo tuo articolo molto interessante perché sto tentando di informarmi riguardo al mondo dei traduttori, in quanto mi piacerebbe un giorno lavorare in questo campo.
Sto frequentando l’università e so che il mio cammino è ancora lungo, ma vorrei iniziare a farmi un’idea di ciò che troverò alla fine del mio percorso universitario. Noto che il mondo dei traduttori viene spesso dipinto in maniera tragica e vorrei sapere la percentuale di verità che si trova in queste informazioni.
Chiaramente il mondo della traduttologia mi ha sempre affascinata e diventare una traduttrice è ciò che ho sempre sognato, però capisco anche che, senza essere ipocriti, di sola passione non si vive. O meglio, va bene la passione per ciò che si fa (che è una cosa meravigliosa a parer mio) però mi rendo conto che dopo un periodo di euforia iniziale uno inizia anche a farsi 4 conti, e se questi conti non tornano?
Ciò che esplicitamente ti chiedo è: ad oggi una persona che vuole affacciarsi al mondo dei traduttori professionisti ha qualche possibilità, o pensi sia meglio dirigersi verso altro?
Ti ringrazio moltissimo
Cara Sara, grazie per il commento. Io credo che lavorare facendo ciò che si dichiara essere una passione, difficilmente si trasformi in tragedia. Non è tragedia solo la mancanza di ricchezza, forse lo è di più fare per decenni qualcosa che in fondo non ti piace. Non credi?
Io non posso rispondere alla tua domanda secca o meglio posso dicendo che secondo me c’è qualche possibilità eccome. Ci sono sicuramente nicchie che richiedono professionisti, nella traduzione specialistica e pure in quella letteraria. Tutto è emergere. Dicevo io non posso rispondere, per un semplice motivo: la traduzione l’ho tenuta come piccolissima parte nel mio lavoro. Anzi direi che il resto è talmente grande che ormai quasi non traduco. E quindi la mia risposta rischia di suonare ipocrita. Non ho mollato però, se è quello che ti chiedi. Semplicemente la mia carriera ha preso pieghe inattese. Ma posso dirti che non l’avrebbe fatto senza le mie conoscenze e i miei studi (linguistica e traduzione specialistica).
Ciò che troverai alla fine del percorso, lo saprai solo lì. Mi spiace e mi fa piacere dirtelo al contempo. Auguri!
Ciro,
io ti ringrazio moltissimo per la pronta risposta e sono assolutamente d’accordo con te sul fatto che è una tragedia fare un lavoro che non ti piace. Lo so per esperienza, proprio perché ho passato 10 anni della mia vita a fare un lavoro che non solo non mi piaceva, ma si svolgeva in un ambiente in cui dovevo avere “paura” di iscrivermi all’università.
Ho iniziato a volermi informare riguardo alla professione di traduttore per iniziare ad avvicinarmi a questo mondo che non conosco. Si leggono pareri a volte discordanti e la mia domanda era proprio capire dove sta la verità (se di verità di può parlare). Però è anche vero che una persona vede e percepisce le cose sulla base della propria personalità ed esperienza.
La tenacia è una delle caratteristiche da tenere presente e fortunatamente cerco sempre di affrontare gli ostacoli con tutte le mie forze.
Ti ringrazio moltissimo per la tua gentilezza e ti auguro una buona serata
Sara
Ciao Ciro,
sono una studentessa universitaria e ultimamente mi sto interessando all’ambito della traduzione. Volevo ringraziarti perché ho trovato il tuo articolo di grande aiuto come primo orientamento.
Attualmente sto frequentando la laurea magistrale in Fisica e una volta conclusi gli studi vorrei lavorare nel mondo dell’editoria scientifica. Mi piaceva l’idea di provare a maturare qualche esperienza di traduzione (ambito tecnico-scientifico, dall’inglese all’italiano) già adesso, occasionalmente, in parallelo agli studi. Il fatto è che non sono molto fiduciosa che il mio curriculum possa saltare all’occhio di un reclutatore in una qualche agenzia di traduzione: non ho alcuna esperienza lavorativa in quest’ambito e non possiedo una certificazione ufficiale di inglese (ho fatto il test EF set (https://www.efset.org) per l’ascolto e la lettura e ho ottenuto un livello C2, ma non so quanto un test così “informale” possa essere tenuto in considerazione da un’agenzia di traduzione; l’unico riconoscimento ufficiale che ho proviene dall’esame di inglese della triennale, che però si fermava a valutare fino al livello B2, non oltre). L’unico mio punto di forza è il percorso di studi e la familiarità che mi ha permesso di acquisire con il linguaggio del settore, anche se a dire il vero mi sembra che ci sia più mercato per traduzioni nel settore biomedico che non in quello fisico.
Dal tuo punto di vista, c’è qualche possibilità di riuscire a fare qualche esperienza lavorativa con il mio bagaglio attuale? Se sì, visto che molti form di per la candidatura spontanea la chiedono, quanto sarebbe ragionevole indicare come tariffa a parola? Un 0,05€ sarebbe sensato, trattandosi di una primissima esperienza?
Ti ringrazio molto,
Matilde
Ciao Matilde e scusa per il ritardo nella risposta!
Prima domanda che mi sovviene: come mai ti laurei in Fisica e pensi ad una carriera in un ramo “parallelo”?
Detto ciò, per fortuna a mio avviso la possibilità di trovare qualche collaborazione nella traduzione specialistica è migliore rispetto alla traduzione letteraria. Come avrai capito dal mio post è anche vero che è un mondo con una concorrenza pazzesca e un gioco al ribasso che ahimè non giova alla categoria.
Ora, tu non hai studiato traduzione (a differenza mia ad esempio) ma la verità è che se ti muovessi nel campo della fisica la tua competenza ti aiuterebbe parecchio. A patto però che il tuo italiano e il tuo inglese siano ottimi. Non è tanto la certificazione di cui parli il problema (certo qualche azienda guarda anche il cv) ma il feeling con la lingua e con la materia. In questo senso un italiano tradurrà in italiano quasi sempre meglio di uno straniero (ricordalo quando ti chiederanno di andare contronatura e tradurre in inglese testi italiani).
Credo che il tuo bagaglio attuale ti consenta di fare esperienza. E la tua proposta di 5cent è in linea con la tabella che mostra un mercato probabilmente fermo da anni. La speranza è che tu possa aumentare i tuoi compensi sulla base del successo. E dell’esperienza. Quanto prima.
Ciao Ciro, ti ringrazio moltissimo!
Per rispondere alla tua domanda: penso ad intraprendere un lavoro nell’editoria e nella traduzione scientifica perché ho osservato che i miei interessi e le mie “necessità intellettuali” si sono modificate rispetto a quando mi sono iscritta all’università. Dall’aspirazione ad una carriera nella ricerca in un settore specifico della fisica sono passata a desiderare il contatto quotidiano con tutto lo spettro delle materie non solo scientifiche, ma anche umanistiche e filosofiche. Penso che la strada della traduzione e più in generale dell’editoria possano venire incontro a questo mio bisogno.
Mi rassicura quello che dici circa le certificazioni vs. feeling con lingua e materia: penso di essere provvista di quest’ultimo e spero di potermi mettere alla prova al più presto.
Grazie ancora per le preziose dritte! Un caro saluto,
Matilde
Bellissimo, utilissimo articolo. Grazie per tutte le informazioni molto preziose. Se posso permettermi, vorrei segnalare solo una cosa nel testo: la locuzione “grazie a Dio” la scriverei con la D maiuscola.
Un saluto,
Katarzyna
Grazie Katarzyna, in primis per il suggerimento sul refuso (corretto) e poi per i compimenti. Ma soprattutto per aver letto il mio articolo.
A presto, spero nei commenti di un altro articolo qui.
Ciro
Grazie dell’articolo!
Gentilmente, vorrei sapere il tuo pensiero a proposito della seguente tabella: la Tariffa calcolata con Trados.
(A me sembra un rebus…)
Tante grazie,
Gino
Perfect Match
Context Match
Ripetizioni
Ripetizioni tra file
100%
95% – 99%
85% – 94%
75% – 84%
50% – 74%
Nuovi/AdaptiveMT
Baseline AdaptiveMT
Machine Translation
Ciao Gino, il commento riporta lo stesso ordine e la stessa impaginazione che avevi su tradOS? Non ci si capisce granché. Sembra qualcosa che tu debba compilare indicando corrispondenze, ripetizioni, memorie di traduzione, etc.