A letto con l’influencer

brevi riflessioni asociali sul potere di influenza di un SEO errante del sud Italia.

Un giorno per caso mi ritrovai a scrivere per il blog di Flamenetworks, un ottimo provider di servizi hosting gestito da persone a cui tengo sia per amicizia che per una bella partnership sul progetto Fatti di SEO. Dal momento che (te ne sarai accorto) un po’ scrivere mi piace, e vista la libertà editoriale concessami dagli ignari fratelli Leo – la fiducia, che bella cosa – sono andato a ruota libera, scrivendo un po’ quello che la testa mi suggeriva essere utile da condividere nei Fatti di SEO.

Ma poi insomma, perché Marco Montemagno può dire quel cavolo che gli pare, compresi gli inni alla vita e all’amore universale per il business e io devo parlare sempre e solo di SEO semantica?

Apriti cielo

Le parole apriti e cielo, messe insieme sintetizzano con buona approssimazione le reazioni di diversi utenti ad alcuni post giudicati leggendari del tipo “come diventare un hacker” o “il marketing ha fatto il suo tempo”, articoli per i quali ancora oggi tanti operatori dell’internet hanno mal di denti e spesso difficoltà respiratorie. Ma io non lo facevo apposta, le mie erano semplici opinioni, punti di vista.

Informare vs Comunicare

Come fa notare il mio amico Rudy Bandiera, più persone raggiungi comunicando, maggiore sarà la possibilità di essere criticato. Questo è un fatto sano e sacrosanto, segno di una fisiologica crescita di attenzione verso di te. Se scrivi sempre e solo di come fare e come non fare cose utili, per carità va bene perché sei risorsa, ma è quando cominci a esprimere opinioni che vanno anche al di là del fatto tecnico, che ti offri la possibilità di acchiappare le persone. Informare quindi va benissimo, ma è il giudizio di valore a fare la differenza, soprattutto se riesci a comunicarlo in modo personale e magari non banale.

La piazza, il contesto

Diventa credibile all’interno di una comunità di individui con interessi comuni e avrai per le mani il famoso megafono, quello che si vede in tutte le stock photo che escono su Google quando cerchi “social media marketing”. Nel mio caso la piazza l’ho creata io stesso realizzando il gruppo dei Fatti di SEO e passando due anni a farlo crescere insieme a tutti gli altri SEO di buona volontà che contribuiscono giorno per giorno rispondendo alle domande, facendo salotto, offrendo supporto.

Come è andata per Flamenetworks?

In un anno di pubblicazioni sul loro blog, il riscontro è decisamente positivo. La penetrazione di mercato del brand Flamenetworks è cresciuta al punto che oggi chiunque si occupi di web marketing in Italia conosce il nome di quest’hosting provider. Nello specifico il mio parlarne bene (perché mi ci trovo bene) ha contribuito ad accrescere la percezione di qualità dei loro servizi offerti e il mio trattare argomenti di vario genere ha contribuito a far conoscere il marchio anche verso persone che al momento non hanno alcun interesse nei servizi hosting, ma che potrebbero averne in futuro… poi con il passaparola lo sai, si arriva dappertutto.

Conclusioni: chi è l’influencer?

Questa è una domanda che dovresti fare a persone come Riccardo Scandellari o Matteo Pogliani, che ultimamente ha pubblicato un bel libro sull’influencer marketing pieno di informazioni interranti sulle dinamiche di influenza.

Secondo me siamo tutti influencer nella misura in cui riusciamo a trasmettere il valore di un marchio o anche solo di un’idea a qualcuno. Poi certo, c’è chi attraverso dinamiche particolari (e interessanti da studiare) riesce a raggiungere tante persone, ma il principio è sempre lo stesso.

Cose belle. 🙂